Il profanatore di tesori perduti by Marcello Simoni

Il profanatore di tesori perduti by Marcello Simoni

autore:Marcello Simoni [Simoni, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2023-06-05T07:20:22+00:00


16 Guardia del corpo.

41

Alif scese dal grande carro di Ziryab, ritrovandosi in un oceano ocra di sabbia e pietra, il sahel, avvolto da un’aria così torrida che pareva sciogliere i contorni delle persone e delle bestie da soma che si radunavano intorno a un pozzo. Turbato dalla scena alla quale aveva appena assistito, s’incamminò verso la fonte d’acqua mentre rimuginava sull’espressione vitrea di Ziryab e sui gesti serpentini con cui Sufrah muoveva il medaglione d’oro davanti a lui. Proprio come un sāḥir intento a lanciare un maleficio su una vittima!

Povero omone, non poté fare a meno di pensare. L’unica sua colpa era stata quella di credere alle parole di uno sconosciuto. E ora eccolo là, più immobile di una salma, incatenato a chissà quale terribile sortilegio.

Ma il rammarico maggiore lo provava per Azda. L’idea che quella fanciulla potesse perdere il padre a causa di un inganno del quale lui stesso era complice gli pesava sulla coscienza. Un sentimento reso ancor più sgradevole dall’aver scoperto in Sufrah un’anima malvagia.

E ora cosa avrebbe dovuto fare?, continuava a lambiccarsi il cervello. Restare fedele all’uomo cui doveva la propria vita o adoperarsi per disfare il suo misterioso complotto?

Passo dopo passo, Alif si stava nel frattempo avvicinando al pozzo, circondato dal vociare dei servi e delle serve di Ziryab. Chi con secchi, chi con otri o vasi tenuti in bilico sopra la testa, quelle persone attendevano il loro turno per attingere acqua dalla cavità, diffondendo per l’aria un’allegria che al ragazzo giungeva come l’eco di un sogno lontano.

Fino a quando un’anziana jariya non gli sfiorò una spalla.

Si trattava di Amina, la cuoca del mercante di Aleppo.

«Hai sete, giovane paggio?», gli disse, porgendogli un mestolo colmo di liquido argentato.

Alif ricambiò il sorriso e bevve.

Benché la conoscesse da pochi giorni, voleva bene a quella serva gioviale e premurosa. Quasi vedesse in lei la madre che non aveva mai conosciuto, e che non aveva mai smesso di cercare nel volto di ogni donna.

«Domani frittelle al miele», gli strizzò l’occhio Amina. «Te ne metterò da parte un paio».

«Allah ti benedica», ritrovò il suo buonumore Alif. «Perché di certo il mio stomaco l’ha già fatto!».

Ma proprio mentre le stava restituendo il mestolo, notò qualcosa che lo fece sprofondare di nuovo nell’inquietudine.

«Cosa ti succede?», domandò, accorgendosene, la vecchia jariya.

Alif le baciò una guancia. «Nulla», rispose.

Poi, allontanandosi dal pozzo, si avviò verso una duna oltre la quale aveva appena visto sparire le figure di Oghuz e di Muẓaffar. Una coppia alquanto insolita, considerata l’antipatia che provavano l’uno per l’altro.

Superato il rilievo, li ritrovò a una ventina di passi avanti a sé, intenti a dirigersi verso un’altura di calcare che spuntava come una torre mozza dalla sabbia.

«Ci mancava quel paggio ficcanaso!», sibilò il turco, accorgendosi di essere seguito.

«Lascia pure che venga», replicò il cammelliere, indirizzando al ragazzo un gesto d’invito. «Potrebbe esserci utile».

«Utile?», grugnì Oghuz, col tono di chi ha appena fiutato un odore sgradevole.

Alif tuttavia si stava già affrettando per raggiungerli. «Dove state andando?», li interrogò non appena fu accanto a loro.



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